Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Neurology, ha evidenziato la possibilità di evidenziare i primi segni di malattia di Alzheimer, attraverso test sulla memoria e le capacità cognitive fino a 18 anni prima dell’esordio della malattia.
Già da tempo si ipotizza che l’Alzheimer non esploda improvvisamente, ma possa essere anticipato da flessioni a carico delle prestazioni cognitive, quasi impercettibili nella quotidianità, ma evidenti se le persone venissero sottoposte a test specifici.
I cambiamenti nel ragionamento e nella memoria che precedono i sintomi conclamati dell’Alzheimer iniziano decadi prima. E’ ciò che afferma uno studio svolto all’Università di Chicago dove oltre 2000 persone, dell’età media di 73 anni, sono state sottoposte ogni tre anni a test cognitivi specifici.
Nel corso dello studio, durato 18 anni, 1/5 dei partecipanti ha sviluppato una malattia della memoria.
Analizzando i test che erano già stati eseguiti, i ricercatori hanno verificato che i soggetti che avevano accumulato più errori erano quelli con un rischio più alto di sviluppare la malattia rispetto agli altri.
Nella scala di valutazione, totalizzare un punteggio inferiore di un’unità corrispondeva ad un rischio aumentato dell’85% di manifestare una futura demenza.
La convinzione è che, nello sviluppo della malattia di Alzheimer, alcuni cambiamenti fisici e biologici precedano la perdita di memoria. Se così fosse, questi meccanismi sottesi potrebbero essere di lunga durata e, se individuati e corretti, potrebbero permettere di fermare la progressione di questa forma di demenza.
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25 Gennaio 2016