Calcoli e Coliche Biliari: cosa fare?

La calcolosi biliare è una malattia molto frequente nel mondo occidentale, presente nel 10% della popolazione italiana. Le donne sono più colpite rispetto agli uomini (15% versus 7%) e la prevalenza della malattia aumenta con l’avanzare dell’età.

I calcoli biliari possono essere di tre tipologie: di colesterolo, pigmentari e misti e si possono trovare nella colecisti (cistifellea), nelle vie biliari o, contemporaneamente, in entrambe le sedi.

La colecisti è il punto dove più facilmente si formano i calcoli perché, se il suo svuotamento è per qualche motivo ritardato o inefficace, si può avere la cristallizzazione di una bile ricca di colesterolo. I calcoli pigmentari si chiamano così perché sono scuri e contengono bilirubina. Sono più frequenti negli anziani e nelle malattie croniche del fegato.

Ma quali sono i fattori di rischio per la formazione dei calcoli biliari?

Il primo fattore di rischio è certamente l’obesità.

Segue l’infezione delle vie biliari, importante soprattutto per la formazione dei calcoli pigmentari.

Anche l’età è da considerarsi un fattore di rischio, soprattutto a causa della maggior concentrazione di colesterolo nella bile e della ipomobilità della colecisti di cui soffrono particolarmente gli anziani. In considerazione di questi ultimi dati, la calcolosi è destinata a diventare un crescente problema sanitario nei prossimi anni.

La gravidanza rappresenta anch’essa un fattore predisponente, a causa delle difficoltà di svuotamento della colecisti che spesso comporta. Gravidanza e obesità, oltretutto, sono fattori di rischio che si autopotenziano.

Anche l’uso di contraccettivi orali (pillola anticoncezionale) si associa a un aumentato rischio di calcolosi biliare. I comportamenti alimentari più a rischio, invece, sono dati da una dieta povera di fibre e ricca di colesterolo e trigliceridi.

 

Quali sono i sintomi della calcolosi biliare?

In alcuni casi si può avere la cosiddetta colica, con il dolore tipico.

Altre volte, i pazienti possono rimanere asintomatici per anni o, anche, per sempre. In caso di dolore, in genere dovuto al passaggio di calcoli nel dotto cistico o nel coledoco,oppure se vi sono complicanze come la colecistite acuta o l’ittero o, ancora, una pancreatite, bisogna intervenire in modo tempestivo e programmare, ove possibile, l’intervento chirurgico.

Come si fa la diagnosi di calcolosi biliare?

Una buona indagine anamnestica e clinica può già indirizzare alla corretta diagnosi.

La conferma arriva dai dati di laboratorio (indici di stasi biliare) e soprattutto dalle tecniche di immagine.

L’ecografia rappresenta la tecnica di scelta, in quanto diagnostica in oltre il 90% dei casi.

Si tratta di una tecnica non invasiva, relativamente poco costosa e ripetibile.

L’ecografia, oltre alla presenza dei calcoli, permette di valutare anche le caratteristiche della colecisti e delle vie biliari e di evidenziare patologie epatiche o pancreatiche eventualmente associate.

La colecistografia e la TAC vengono richieste solo in casi particolari.

Se i calcoli si trovano nelle vie biliari, a volte è necessario ricorrere ad indagini più approfondite come la colangiografia in RMN o la colangiografia endoscopica retrograda.

Quali terapie si fanno per la calcolosi biliare?

La colecistectomia rappresenta, ove possibile, la terapia di scelta e si può effettuare per via laparotomica o laparoscopica.

E’ possibile anche un trattamento medico mediante farmaci come l’acido ursodesossicolico.

Se i calcoli sono piccoli, di colesterolo puro, e la colecisti è normofunzionante, si possono ottenere buoni risultati nel 30% dei casi. In un quinto dei pazienti (bisogna rientrare in specifici parametri d’inclusione) è possibile effettuare il trattamento con onde d’urto, come per i calcoli renali.

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  6 Settembre 2016

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