Ogni anno ormai siamo costretti a fare i conti con ondate di caldo che si susseguono e fanno temere per la salute degli anziani, ma soprattutto per chi soffre di problemi cardiovascolari.
Come si comporta il nostro corpo al caldo?
Il nostro organismo è dotato di un sistema di regolazione della temperatura che serve a mantenerla sempre intorno ai 37°.
Se la temperatura dell’ambiente aumenta, il corpo si attiva per disperdere calore attraverso la sudorazione, la vasodilatazione e la ventilazione polmonare.
Quando fa caldo diminuisce anche l’appetito, si riduce l’attività motoria e la secrezione di alcuni ormoni. Tutto ciò serve a rallentare il metabolismo e, di conseguenza, a ridurre la produzione interna di calore (che è massima durante la stagione invernale).
I meccanismi che presiedono alla termoregolazione funzionano sempre al meglio?
In determinate condizioni i meccanismi di compenso possono andare in tilt.
La termoregolazione fa i capricci, quando:
- il tasso di umidità è eccessivamente elevato e il sudore non riesce ad evaporare
- l’età è avanzata e il sistema di regolazione della temperatura non è più molto efficiente
- in presenza febbre o malattie (specie quelle cardiache)
- si assumono alcuni farmaci, droghe o alcool
Quando il caldo diventa un pericolo per chi ha problemi al cuore?
I meccanismi di compenso sono fondamentali, ma possono causare problemi ad alcune persone.
Ad esempio, la vasodilatazione causata dal caldo può rappresentare un pericolo per i cardiopatici e, soprattutto, per chi soffre di scompenso cardiaco.
Questi pazienti presentano un’insufficiente capacità di contrazione del muscolo cardiaco.
Quando la temperatura esterna sale, il lavoro del cuore aumenta, così come quello respiratorio. Possono insorgere così: dispnea (difficoltà di respiro) ed edemi (soprattutto degli arti inferiori), per incapacità del cuore di gestire il maggior volume di sangue circolante. Ecco perché in questi pazienti è fondamentale il controllo del peso corporeo, al fine di valutare la quantità di liquidi che vengono trattenuti.
Anche i pazienti che hanno avuto recentemente un infarto del miocardio o sono portatori di pacemaker o defibrillatore, sono a rischio per il caldo eccessivo.
Il calore causa un aumento della frequenza cardiaca che, insieme alla vasodilatazione, provoca una diminuzione della pressione diastolica con conseguente riduzione dell’afflusso di sangue nelle coronarie.
Gli ipertesi corrono rischi a causa del caldo?
Il caldo, insieme alla vasodilatazione e alla disidratazione, agiscono determinando un abbassamento della pressione arteriosa, amplificando -di conseguenza- l’azione dei farmaci ipotensivi.
Perciò gli ipertesi, in estate, soprattutto se si sentono spossati, devono misurare più spesso la pressione arteriosa e riferire eventuali variazioni al proprio cardiologo, in modo da modificare la terapia in atto, se necessario.
Queste variazioni di pressione rappresentano un pericolo soprattutto per gli anziani che rischiano più spesso di cadere.
Riassumendo, nella stagione estiva, sarebbe bene:
Non esporsi al caldo nelle ore centrali; mangiare leggero; bere e reintegrare i sali minerali persi; evitare gli sbalzi di temperatura eccessivi.
Tutto ciò vale ancor di più per i pazienti con problematiche di tipo cardiovascolare che possono consultare il cardiologo per avere indicazioni personalizzate per trascorrere un’estate più serena.
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13 Luglio 2022