La nostra mente, quando è in difficoltà, mette in atto dei meccanismi di protezione chiamati difese.
Le difese sono strategie psicologiche inconsce (di cui, perciò, non siamo consapevoli) che servono a mantenere in equilibrio la psiche, mitigando la sensazione di angoscia che una situazione di conflitto può generare.
Le difese, quindi, sono spesso utili perché, riuscire a gestire l’angoscia, ci permette di fronteggiare molte situazioni.
La negazione (desiderio di non sapere, non ammettere) è quel meccanismo di difesa che esclude dalla nostra consapevolezza un aspetto della realtà che ci disturba. Non neghiamo completamente la presenza dell’elemento disturbante ma, nel momento in cui si presenta l’emozione negativa legata ad esso, la ricacciamo indietro.
Ad esempio: “So che esiste il coronavirus, ma io non devo temerlo perché so che non mi ammalerò”.
La negazione, in questo caso, è disfunzionale perché può provocare un danno all’individuo che l’adotta e, purtroppo, anche agli altri.
Negare ci rende momentaneamente tranquilli ma, col tempo, potrebbe distruggerci, dal momento che impedisce alla persona che nega di sviluppare il giusto modo di affrontare la realtà.
Vengono cancellati gli aspetti che disturbano (il virus non contagia i giovani/ è come un’influenza/ muoiono solo persone molto anziane) e la nostra vita può continuare più o meno come prima.
Ma perché comportarsi come struzzi, mettendo la testa sotto la sabbia, in una circostanza tanto delicata?
Il fatto è che, riconoscere quella particolare realtà, scatenerebbe in noi un vero e proprio terremoto emotivo.
Ammettere la verità equivale a creare una sensazione d’instabilità psichica e, come conseguenza, il terrore.
Negare, rende la realtà più tollerabile. Permette di coprire, senza eliminare completamente. L’effetto è devastante, perché non sapremo reagire nel modo corretto di fronte a quel problema. Prima o poi, tra l’altro, la realtà prenderà il sopravvento (ad esempio si ammalerà qualcuno che conosciamo o a noi vicino) e, di fronte alla sua evidenza non potremo più fuggire.
Quali sono le circostanze in cui possiamo parlare di negazione? Tutte le volte in cui una situazione, vissuta come sgradevole, non viene riconosciuta, oppure viene ignorata o distorta, fino a renderla qualcosa di accettabile ai nostri occhi.
Questo fenomeno può essere individuale, coinvolgere gruppi di persone o assumere proporzioni massicce su scala sociale (pensiamo alla shoah).
Si nega il dolore, ma anche quelle situazioni che ci disturbano e richiedono un impegno in prima persona, un cambiamento.
Avarizia Cognitiva: cosa significa?
Stanley Cohen, nel suo saggio “Stati di negazione” parla di avarizia cognitiva.
Cosa significa? Meglio non capire, oppure, adattare le informazioni che ci arrivano alle nostre convinzioni, piuttosto che modificare il nostro pensiero (e, di conseguenza, le nostre emozioni).
Negare comporta il poter rimanere sospesi in un limbo che potrebbe durare per troppo tempo, compromettendo, la percezione della realtà e, soprattutto, il nostro modo di affrontarne le conseguenze.
Oltre a ciò, gli altri, in considerazione del nostro comportamento, ci considereranno ignoranti (nel senso che ignoriamo il problema), tonti (non lo capiamo) o, peggio, menefreghisti.
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20 Marzo 2020