I numeri parlano chiaro: un adulto su tre è in sovrappeso e uno su nove è obeso. Si tratta di una media proveniente da tutti i Paesi, anche quelli in cui la sotto-nutrizione è più comune rispetto al sovrappeso.
Quale dieta favorisce maggiormente l’aumento di peso?
Nei Paesi sviluppati i dati riguardanti l’obesità appaiono ancora più significativi, perché la dieta, povera in fibre ma ricca di grassi e di zuccheri, è associata a condizioni di sovrappeso e ad alterazioni piuttosto caratteristiche del microbiota intestinale.
Microbiota intestinale: di cosa si tratta?
Il microbiota intestinale (chiamato in un recente passato flora batterica) è l’insieme dei microrganismi che colonizza l’intestino senza danneggiarlo.
La spiegazione scientifica dell’aumento di peso di una persona risiede principalmente nello squilibrio fra calorie introdotte e calorie consumate.
Ultimamente, però, si è visto che la causa del sovrappeso non può essere ridotta solo a questo. In effetti, negli ultimi anni, le persone mangiano meno rispetto a decenni fa e, spesso, fanno anche attività fisica.
La spiegazione del sovrappeso potrebbe dipendere dalla genetica?
Nel 2010 è stato condotto un vastissimo studio sul genoma umano che ha coinvolto 250.000 persone, concludendo che solo 21.000 soggetti potevano considerarsi in sovrappeso a causa di una predisposizione genetica.
Ne consegue che sono la dieta e lo stile di vita i maggiori responsabili dell’aumento di peso; ma in quale modo?
Gli stili di vita, i farmaci che assumiamo, i patogeni che incontriamo, modificano l’ecosistema del nostro intestino portandolo da una condizione di eubiosi (equilibrio) ad una di disbiosi (squilibrio).
È stato studiato il microbiota intestinale umano e quello di alcuni animali, arrivando al medesimo risultato: i soggetti obesi mostravano una prevalenza di batteri Firmicutes e quelli magri di Bacteroides.
Che cosa comporta l’alterazione del microbiota?
I soggetti in condizioni di disbiosi estraggono più calorie ogni giorno, dagli stessi alimenti.
Il microbiota è in grado di aumentare la produzione di geni che favoriscono l’accumulo energia nelle cellule adipose.
Un microbiota “obeso”, quindi, estrae un quantitativo di energia extra, ricavandolo dal cibo introdotto e immagazzinandolo sotto forma di grasso.
In più, nei soggetti obesi, si riscontrano livelli aumentati di LPS (lipopolisaccaride) nel sangue. Questa molecola si comporta come una tossina, creando uno stato infiammatorio che favorisce il riempimento eccessivo dell’adipocita. Il tessuto grasso degli obesi, perciò, non solo è in quantità eccessiva ma funziona anche male dal punto di vista metabolico.
Uno studio pubblicato nel 2021 dall’American Society of Microbiology ha dimostrato che la composizione del microbiota intestinale è fondamentale per l’assorbimento delle calorie ingerite, per l’attivazione di geni utili all’assorbimento dei polisaccaridi e per la modulazione dello stato infiammatorio, condizioni coinvolte tutte nell’insorgenza dell’obesità.
Concludendo, possiamo dire che l’energia che viene estratta dagli alimenti e il modo in cui questa energia viene utilizzata e immagazzinata, è legata alla composizione della comunità di batteri che ospitiamo nell’intestino, il microbiota.
Queste affermazioni rendono indispensabile, quando si vuole affrontare un percorso di dimagramento, valutare anche la composizione del nostro microbiota.
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5 Ottobre 2022