Si tratta di un deposito di calcio che ritroviamo a livello di uno dei tendini della spalla e che viene generato dalle stesse cellule del tendine. Una volta si parlava di Periartrite Calcifica o di Morbo di Duplay, termini ormai in disuso.
Le calcificazioni di spalla sono piuttosto frequenti. Si stima che siano di più facile riscontro nei pazienti con Lesioni della Cuffia dei Rotatori, in quelli che hanno una Sindrome da Conflitto Sub-Acromiale (Impingement da riduzione dello spazio sub-acromiale della spalla), nei soggetti con Spalla “Congelata”(termine popolare per descrivere una Capsulite Adesiva della Spalla, generalmente secondaria a fratture o traumi) e comunque in chi soffre ripetutamente di dolore alla spalla. La diagnosi si avvale della Radiografia e dell’Ecografia MSK (ecografia muscolo-scheletrica).
Si tratta di una patologia evolutiva. Dapprima iniziano a depositarsi i primi sali di calcio all’interno del tendine; poi la calcificazione si ingrandisce progressivamente.
E’ a questo punto che la spalla può iniziare a fare molto male, soprattutto di notte. Il paziente arriva ad avere una qualità della vita estremamente compromessa a causa del dolore acuto e della limitazione dei movimenti della spalla, che può arrivare fino alla immobilità completa.
Molti accedono addirittura ai dipartimenti di emergenza ospedaliera per cercare una soluzione al dolore divenuto insopportabile.
Attualmente la possibilità di trattare queste calcificazioni con le Onde d’Urto ha completamente modificato l’approccio a questa malattia, consentendo di ottenere una) rapida risoluzione del dolore (in genere dopo solo 3-6 sedute).
Insieme alla terapia con Onde d’Urto andrà effettuata una precoce Rieducazione Funzionale che prevede esercizi di stretching, rinforzo muscolare isometrico ed eccentrico (in seguito concentrico), fino al progressivo ritorno alla normalità.
Le Onde d’Urto e la Fisioterapia possono quindi evitare l’intervento chirurgico che non sempre risulta risolutivo in questi tipi di patologie.
Le Onde d’Urto altro non sono che onde acustiche ad alta energia. L’organismo risponde alla trasmissione di queste onde con un aumento dell’attività metabolica attorno all’area del dolore, stimolando e accelerando i processi di guarigione.
Nella zona colpita dalle onde si registra un aumento della vascolarizzazione che determina la rimozione dei mediatori dell’infiammazione e la formazione di un nuovo microcircolo.
Nella maggior parte dei casi la terapia richiede da tre a sei sedute.
Immediatamente dopo il trattamento e nelle 4-5 ore successive, si registra una diminuzione del dolore. Successivamente, tra le 6 e le 24 ore dopo la prima seduta, la sintomatologia riprende e il dolore può peggiorare. Dopo 48 ore si assiste ad una progressiva diminuzione del dolore che, nelle sedute successive finirà per scomparire del tutto.
Anche per questo tipo di trattamento esistono delle controindicazioni, anche se non molte: coagulopatie, polineuropatie, tenosinoviti infettive, nuclei di accrescimento in prossimità della zona di applicazione e gravidanza.
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16 Gennaio 2018