Molto spesso con il termine di eritema solare vengono definiti alcuni quadri clinici osservabili nel periodo estivo e direttamente legati all’azione dei raggi ultravioletti. Queste manifestazioni vengono più propriamente definite luciti polimorfe e sono considerate patologie di tipo fotoallergico, cioè delle reazioni di sensibilizzazione della cute dovute all’esposizione ai raggi UV e il cui agente fotosensibilizzante non è ancora conosciuto.
L’eritema può manifestarsi in primavera e in estate, ai primi raggi del sole, col bel tempo ma anche con il cielo coperto, persino se il sole viene preso attraverso i vetri.
La durata dell’esposizione scatenante varia da un quarto d’ora ad alcune ore, ma il periodo d’intervallo che intercorre tra l’esposizione e la comparsa dell’eruzione è di 12-24 ore (al contrario dell’orticaria solare che compare subito dopo l’esposizione).
Clinicamente possiamo notare piccole papule o papule-vescicole, oppure, più raramente, placche eritematose lievemente infiltrate.
Le zone più colpite sono il viso e le parti più esposte. Il prurito è sempre presente e ciò giustifica le lesioni da grattamento. Le manifestazioni possono estendersi anche alle parti che erano coperte durante l’esposizione.
La forma più frequente è quella che i dermatologi classificano come lucite estiva benigna che colpisce soprattutto le donne fra i 20 e i 35 anni, indipendentemente dal fototipo, ma che può presentarsi anche nei bambini. A meno di 12 ore da un’esposizione relativamente intensa, insorgono piccole papule, talvolta anche vescicole, raggruppate in chiazze, che prediligono il decolletè e si estendono alle spalle, agli arti, al dorso delle mani e dei piedi, ma risparmiano quasi sempre il viso. Si associa un intenso prurito. Se si evita l’esposizione al sole, tutto si attenua e può scomparire in una decina di giorni.
Una visita dermatologica accurata prevede l’identificazione di altre eventuali cause di sensibilità al sole (lupus, porfiria), l’esclusione di patologie dermatologiche aggravate dall’esposizione solare (lichen attinico, rosacea, eritrosi) e l’esecuzione di esami per escludere altre patologie fotoaggravate ( dosaggio IgE totali, foto patch test, ricerca di Ac antinucleo, An antitireoglobulina, antitireoperossidasi, etc…).
Bisogna inoltre distinguere le luciti polimorfe da altre fotodermatosi (orticaria solare, dermatite fototossica e fotoallergica, prurigo attinica, etc). La terapia consiste in corticosteroidi topici, nelle forme più modeste e in antistaminici e cortisonici per via sistemica, nelle forme più severe.
Le luciti polimorfe propriamente dette, si risolvono in pochi giorni se si sospende l’esposizione al sole, ma tendono a recidivare per tutta la stagione. Le recidive si presentano per circa un decennio, con tendenza all’aggravamento.
La lucite estiva benigna, invece, si risolve in una decina di giorni se si sospende l’esposizione al sole, si riduce nelle esposizioni successive e tende a scomparire con lo sviluppo dell’abbronzatura.
A volte recidiva ogni anno, così come può improvvisamente estinguersi. Per evitare queste fastidiose manifestazioni è bene non dimenticare mai una crema solare con coefficiente di protezione elevato, da riapplicare frequentemente, soprattutto dopo i bagni o se si suda molto.
La crema va applicata anche in montagna, durante le passeggiate, e nei giorni di tempo nuvoloso (praticamente sempre, se si sta all’aria aperta, nella bella stagione) Utile, in una buona percentuale di casi, la terapia preventiva con preparati a base di betacarotene o vitamina PP, assunti alcune settimane prima dell’esposizione solare. Altro metodo preventivo, da praticare sotto controllo medico, è la fototerapia (PUVA terapia o fototerapia UVB a banda stretta) che permette di acquisire tolleranza all’esposizione solare.
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29 Luglio 2016