Gli italiani si curano poco della loro tiroide, soprattutto a tavola. La quantità di Iodio introdotta con la dieta è infatti spesso insufficiente e può provocare disturbi a volte sottovalutati.
E’ quanto emerge da un’indagine dell‘Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che considera a rischio di gozzo quasi il 10% degli Italiani a causa dell’assunzione insufficiente di questo minerale.
Dello Iodio la tiroide non può proprio farne a meno: costituisce infatti la componente principale degli ormoni prodotti da questa ghiandola ed è indispensabile per la crescita dell’organismo ed un corretto funzionamento del metabolismo.
Tutto ciò è particolarmente importante per alcune fasce di popolazione, nei bambini ad esempio e nelle donne gravide, dove il fabbisogno normale è raddoppiato.
Per rispondere a queste esigenze i nuovi livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti, hanno fissato l’introito di Iodio giornaliero a 150 microgrammi nell’adulto; tra i 90 e i 120 microgrammi nel bambino e nell’adolescente; 250 microgrammi al giorno in gravidanza e 290 durante l’allattamento. Al di sotto di questi valori soglia i rischi per la salute tiroidea (e non solo) aumentano.
La mamma potrebbe interrompere la gravidanza e il bambino potrebbe incorrere in problemi cognitivi, o, più in generale la persona potrebbe sviluppare un gozzo, patologia che colpisce un italiano su 10 e causa oltre trentamila ricoveri all’anno.
Lo Iodio è contenuto soprattutto negli alimenti di origine animale: pesci di mare, molluschi e crostacei, latte e uova. Una tazza di latte, al mattino a colazione, può contribuire da sola al giusto apporto di Iodio.
L’aggiunta ai cibi di un pizzico di sale iodato (se non vi sono controindicazioni), poi, può servire ad aumentare l’apporto giornaliero di questo prezioso minerale.
E l’aria di mare? Credeteci si tratta di una colossale “bufala”; fa bene alla salute in generale, ma non influenza l’assorbimento di Iodio.
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14 Marzo 2016