Esistono diversi casi in cui è opportuno ricorrere all’ecografia della tiroide: 1. In presenza di alterazione dei valori nel sangue degli indici di funzionalità tiroidea (FT3, FT4, TSH) 2. In caso di positività degli anticorpi anti-tiroide 3. In caso di riscontro alla visita di tiroide ingrandita 4. Se, ancora una volta nel corso di visita medica, vengono riscontrati dei noduli
Si può affermare che l’uso dell’ecografia ha profondamente modificato l’iter diagnostico delle malattie della tiroide.
L’ecografia è un esame non invasivo, non doloroso, non associato ad emissione di radiazioni. Viene effettuato tramite uno strumento (l’ecografo), dotato di una sonda che il medico ecografista utilizza per ricavare informazioni sullo stato di salute degli organi e dei tessuti che esamina, attraverso gli ultrasuoni.
Le informazioni ricavate dalla sonda vengono trasformate in immagini visibili su di un monitor. All’ecografia la tiroide può apparire:
- Normale per dimensione, omogeneità dei tessuti e assenza di noduli
- Di dimensioni ridotte o aumentate e disomogenea in presenza o assenza di vere e proprie aree nodulari (quadro suggestivo per tiroidite cronica)
- Tiroide con 1 o più noduli (quadro di nodulo tiroideo, gozzo o struma)
Il colordoppler andrebbe utilizzato nel corso dell’esame ecografico per indagare la vascolarizzazione del tessuto tiroideo e per una migliore valutazione di eventuali noduli.
In caso di riscontro ecografico di noduli, poi, si rende a volte necessario procedere ad un approfondimento diagnostico mediante agoaspirato, esame effettuato anch’esso in corso di esame ecografico.
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16 Novembre 2015