Quando il Nutrizionista dovrebbe sospettare un Disturbo da Alimentazione Incontrollata o BED?

L‘Obesità è una patologia cronica causata dall’incrocio fra fattori genetici, ambientali, familiari e psicologici.

Un’elevata percentuale (fino al 30%) di persone, in marcato sovrappeso o obese, che si rivolge al Nutrizionista per perdere peso, soffre di Disturbo da Alimentazione Incontrollata, chiamato anche BED (Binge Eating Disorder).

Come si riconosce un paziente che soffre di BED ?

Un/a paziente in marcato sovrappeso che si rivolge al Nutrizionista per dimagrire, dopo avere già seguito una serie di diete senza successo o dopo le quali ha ripreso peso velocemente, dovrebbe spingere il Nutrizionista ad escludere la presenza di un BED.

Si tratta di un problema riconosciuto solo recentemente?

Solo nel 2013 il Disturbo è stato riconosciuto come categoria diagnostica a sé stante, all’interno dei Disturbi dell’Alimentazione e Nutrizione, attualmente presenti nel DSM V.

Ancora troppo spesso il BED non viene riconosciuto e, di conseguenza, è poco trattato.

In cosa consiste il BED?

Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata o BED è caratterizzato dalla comparsa di abbuffate, con perdita di controllo e dall’assenza, o sporadica presenza, di comportamenti restrittivi o di compenso (il vomito, ad esempio), come invece accade nella Bulimia.

A che età compare il Disturbo da Alimentazione Incontrollata?

Il BED può comparire a qualsiasi età, ma il suo esordio è più frequente in tarda adolescenza o in giovane età adulta. La persistenza del disturbo si attesta intorno ai 16 anni.

Qual è la definizione di abbuffata?

Un episodio di abbuffata è caratterizzato dall’assunzione, in un determinato periodo di tempo, di quantità di cibo che una persona non mangerebbe nello stesso lasso di tempo e in circostanze simili. Le abbuffate che caratterizzano il BED non generano soddisfazione, anzi, il paziente se ne vergogna e prova uno spiacevole senso di colpa per avere perso il controllo.

Quanti episodi di abbuffata devono verificarsi perché si sospetti un BED?

La frequenza degli episodi, secondo il DSM V e per porre diagnosi di BED, deve essere di almeno un’abbuffata a settimana negli ultimi 3 mesi. 

Esistono quattro diversi gradi di severità del Disturbo: da lieve a gravissimo, a seconda del numero di abbuffate settimanali presenti.

In quali circostanze si verificano gli episodi di alimentazione incontrollata?

Le abbuffate possono scatenarsi per motivi diversi: spesso si tratta di stress oppure di noia, o di emozioni spiacevoli.

L’abbuffata, che all’inizio ( soprattutto se poco frequente) provoca solo una sensazione sgradevole, in seguito finisce per incidere negativamente sul tono dell’umore e sull’autostima.

Chi è obeso è affetto sempre da BED?

In genere chi soffre di BED sviluppa un consistente sovrappeso o obesità, ma non sempre chi è obeso ha anche un BED.

I pazienti con BED sono angosciati dal proprio comportamento alimentare, dal modo in cui appaiono e soffrono di bassa autostima. Riportano più frequentemente un danno funzionale e soffrono di disagio psicologico, hanno una peggiore qualità di vita e una più elevata frequenza di disturbi mentali rispetto a chi soffre solo di sovrappeso o obesità.

Quali problemi di salute si associano più frequentemente al BED?

Il disturbo si associa con una certa frequenza, a: malattie cardio-metaboliche, diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia, sindrome metabolica.

Sul piano psicologico, si può riscontrare comorbidità con: depressione maggiore, disturbo bipolare, disturbo d’ansia, DAP, dipendenze, disturbo del controllo degli impulsi.

Perché i pazienti con BED si rivolgono al Nutrizionista?

I pazienti con BED quasi sempre si rivolgono al Nutrizionista per perdere peso, lamentandosi di avere seguito diete inefficaci o che non gli hanno permesso di mantenere il peso desiderato. Generalmente presentano una valutazione eccessiva del peso e della forma del corpo.

Quando il Nutrizionista fa parte di un’equipe multidisciplinare che si occupa di Disturbi Alimentari, sospetterà il problema adottando l’approccio più corretto, che comprende un iter diagnostico, educativo e psicologico, tutti indispensabili per aiutare il soggetto a ritrovare gradualmente una corretta gestione della propria alimentazione.

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