Tutti conoscono il Dott. Rovati dell’HTC.
E’ un bravo medico, preparato, sa interagire con l’uomo colto e con il semplice.
Scrive libri in italiano forbito, ma ama anche il nostro dialetto,
L’ho visto personalmente togliersi la giacca, rivoltarsi le maniche della camicia ed intervenire su un problema di salute del mio papà, con un atto che le infermiere dell’Ospedale in cui era ricoverato, avevano abilmente schivato.
Al dottore piace anche stare in compagnia, mangiar bene e non disdegna un bicchiere di buon vino.
E’ un medico umano, che come si dice oggi “non se la tira”.
Ma fermiamoci un attimo ed andiamo a ritroso nel tempo.
Qui a Montù era medico condotto il dottor Mislei. Con un semplice stetoscopio diagnosticò a mio padre, ancora bambino, un lieve difetto ad una valvola del cuore.
Quando divenne adulto, per capire di cosa si trattasse, i cardiologi gli ripetevano sempre l’elettrocardiogramma due volte.
Il dottor Mislei trattava i suoi pazienti con grande umanità e competenza: tutti gli volevano bene.
C’era chi gli regalava una gallina, chi il caffè, chi un salamino, chi una bottiglia di buon vino. Insomma, il medico era perfettamente integrato nella comunità di cui si prendeva cura.
Ma essendo anche essere umano, amava la compagnia, amava frequentare l’osteria dell’Augusta, amava giocare a carte e bere un buon bicchiere di vino delle nostre colline.
I suoi più grandi amici erano gli artigiani del Paese, perchè sosteneva fossero gli uomini più autentici, più veri e sinceri.
” Dutur, ti caz zè ad greco e di latino a tè d’invintà una canson par la nosa cumpagnia, una canson da cantà quand um bevù una butiglia da quai bon!” (” Dottore, tu che che sai di greco e di latino, devi inventare una canzone per la compagnia, una canzone da cantare quando abbiamo bevuto una bottiglia di buon vino. ” )
Io mi chiedo: il dottor Rovati non risponderebbe ad un invito simile? Credo proprio di sì.
Com’è, come non è il dottor Mislei, quando aveva qualche mezz’ora libera , creava……
Partorì una canzone sull’aria musicale di un successo partenopeo ” Cumme mamma t’ha fatto ”
Il titolo: SOCIETA’ ODIO AL LAVORO.
In realtà sia lui, che tutti gli artigiani che nominava si spaccavano la schiena per mantenere la famiglia numerosa!.
Eccone alcune strofe…..
” Col dottore presidente,
società del fare niente,
tutti i membri con Carossa,
lavorar non fan la mossa.
Ai picconi ed alle pale hanno
fatto il funerale
alla sega ed al martello,
alla vanga e al trapanello.
Qui vediamo anche il Nicelli,
della banda il menestrello,
lui t’intona col martello
la canzon del buon vinello…..
………..
E codesta vien chiamata società
odio al lavoro,
se si trova l’inventore
se l’avrà da far con noi.
La canzone continua con diverse strofe buffe, che nominano i personaggi del Paese, amici cari del Dottore.
La canzone” Società odio al lavoro ” divenne l’inno del Paese.
Arrivò, anche senza Facebook , a Stradella e nei paesi limitrofi e credetemi, si canta ancora oggi.
Insomma, viva il dottor Mislei: un medico uomo, con le sue gioie, le sue soddisfazioni, i suoi dolori, le sue debolezze e la sua estrema umiltà.
Dottor Rovati, che ne dice? Magari, in una notte d’estate, col cielo stellato alla Van Gogh potrebbe arrivarle un’ispirazione per scrivere una moderna canzone dedicata agli amici più cari, magari intonata sulle note di una canzone dei Queen?
Sono convinta di sì!
E ….tanto di cappello ai medici umani. Ne sono rimasti pochi, secondo me.
Donatella Bellarosa
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Categoria: Storie di Sanità
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31 Gennaio 2019