La Bigia: me la ricordo ancora, Tutti la chiamavano così, anche se il suo nome era Luigina.

Era piccolina, cicciottella, amica dei miei nonni.

Spesso entrava a salutare, a fare due chiacchiere e a fine estate c’era qualcosa che l’attirava particolarmente in casa nostra.

Ciau Angiulèta, set andata a catà i fig? ” ( ” Ciao Angioletta, sei andata a cogliere i fichi? ” )

La mia nonna era restia ad appoggiare sulla tavola il cesto colmo di quei bei frutti zuccherini, ma si lasciava corrompere ed andava in cantina, a prendere il cestino di vimini colmo di fichi, pur conoscendo le conseguenze del suo atto.

La Bigia ne era troppo ghiotta, ne prendeva golosamente uno, non lo apriva, ma lo mangiava schiacciandolo nella bocca: sembrava una bambina davanti alla panna montata.

Ne prendeva un altro, un altro, un altro e un altro ancora. Non finiva più.

La nonna non aveva il coraggio di togliere il cesto dalla tavola e la Bigia si saziava oltre misura, ma dopo un’ora cominciava il mal di pancia.

Angiulèta, povra mei, ho mangià la forbis, am fa mal la pansa…..Ossignur ho mangià la forbis!” (“Angioletta, povera me, ho mangiato la forbice, mi fa male la pancia…. Oh Signore ho mangiato la forbice!“)

La forbice è un piccolo insetto, che a volte entra nel fico, per succhiarne lo zucchero.

Tuttavia, più che all’insetto, la pancia della Bigia si ribellava alla quantità di frutti che avidamente si era ingurgitata.

Angiulèta, oiut, a sto mal,ciama al dutur Mislei, cam faga un quaicosa.” ( “Angioletta, aiuto, sto male, chiama il dottor Mislei, che mi faccia qualcosa!” )

L’ambulatorio del dottore era di fianco alla casa dei nonni, il medico, un brav’uomo, sentiva i lamenti della donna ed entrava senza neppure chiamarlo.

Luigina, lo sai che quando mangi troppi fichi ti si scatena il mal di pancia, devi solo trattenerti….

Siur dutur, cam iuta ! La me pansa la sciopa!” ( “Signor dottore, mi aiuti, la mia pancia scoppia!” )

Il dottor Mislei apriva sorridendo la sua borsa, ne toglieva una polverina bianca, la scioglieva in un bicchiere d’acqua e lo faceva bere alla povera e golosa Bigia.

Io son sicura che quella medicina fosse solo un placebo, ma la Bigia, che si fidava ciecamente del dottore, dopo mezz’ora non aveva più male e sarebbe stata pronta a ricominciare a mangiar fichi, che per fortuna la nonna aveva già regalato al buon dottor Mislei.

 

Donatella Bellarosa


Vuoi raccontarci la tua storia?

Dolore, malattia… il mondo della medicina può far paura. Sarebbe bello poter condividere storie che parlano della nostra esperienza come pazienti.

Vissuti difficili, a volte tragici, ma anche storie di coraggio o che fanno sorridere. Se ti va, ti offriamo uno spazio per raccontarci la tua storia. A noi interessa!

Scrivi a redazione@htcnet.it

  Categoria: Storie di Sanità
  Commenti : Commenti disabilitati su La Bigia e i fichi
  31 Gennaio 2019

I commenti sono chiusi.